Lapsus gestuali

 

I lapsus gestuali o motóri hanno principalmente la funzione di essere una sorta di valvola di sfogo inconscia; uno psicologo che spese molte energie nell’analisi dei lapsus fu il famoso Sigmund Freud, il quale affermò che i contenuti che vogliamo reprimere inconsciamente, poiché intensi a livello emotivo, possono eludere questa particolare autocensura e uscire allo scoperto attraverso dei lapsus (dal latino «cadere»), oltre che tramite i sogni e l’umorismo.

Un interessante documentario “Secrets of body language”, del canale satellitare americano History Channel, spiega che spesso i lapsus gestuali sono quelli che tradiscono un delinquente; ad esempio quando un criminale vede un agente di polizia istintivamente tocca per un istante l’arma o l’oggetto del reato, come a controllare che ci sia ancora; gli agenti di polizia sono allenati a notare questi piccoli gesti che li facilitano nel loro lavoro quotidiano di tutori dell’ordine; oppure un ladro che abbia appena nascosto la refurtiva tenderà istintivamente a guardare qualcosa che non vorrebbe che fosse visto, di solito lo sguardo indica proprio la direzione del nascondiglio.

Un lapsus gestuale è una parte di azione, un frammento di gesto non portato a termine; questo gesto è fuori del controllo del soggetto e può variare in grandezza e in intensità, di solito è la prima parte del gesto quella che si mette in atto; se l’azione è di breve durata (ad esempio uno sguardo) è probabile che il lapsus gestuale riveli l’intera azione. A causa del fatto che l’azione è volontariamente inibita, ma una parte sfugge al controllo della persona, la variabilità dei lapsus gestuali è fortemente influenzata dalla personalità e dall’autocontrollo che hanno i singoli soggetti.

Un classico esempio è quando si dice di no, mentre si scuote la testa come a dire di sì, altre volte si urta ripetutamente contro gli oggetti circostanti, questo è indice di disagio nei confronti dell’ambiente o della situazione; tramite questi lapsus il corpo parla e ci comunica quello che a volte le parole non riescono o non vogliono esprimere. Un altro esempio sono le false partenze; se due persone sono impegnate in una conversazione e una delle due comincia a muoversi o a dondolare da un lato solo, è un indizio della volontà di andarsene; questo gesto è la prima parte del movimento del camminare, infatti prima di compiere il primo passo si sposta il peso del corpo in quella direzione.

Due tipi di gesti sono maggiormente soggetti ai lapsus gestuali; gli illustratori, gesti che sono usati per dare enfasi al discorso, il comune gesticolare, e i manipolatori, gesti che toccano il corpo o oggetti per alleviare la tensione.
I lapsus motóri possono anche essere considerati indizi di menzogna se visti alla luce del contesto e soppesati con altri indizi che puntano nella stessa direzione; alcuni gesti che possono rientrare in questa categoria sono quelli che mostrano una parte della combinazione gestuale dell’insicurezza, fra cui alzare le spalle, tenere la bocca con gli angoli delle labbra rivolti in basso, mostrare i palmi delle mani verso l’alto e innalzare le sopracciglia.

In una interessante ricerca condotta dallo psicologo Paul Ekman, in cui si cercava di stabilire delle corrispondenze fra gesti ed emozioni specifiche, risultò che tale connessione era particolarmente forte in due gesti: quello del dito medio alzato e del lieve sollevamento delle spalle. Il primo si presenta in presenza di rabbia, il secondo quando la persona è scossa; entrambi venivano effettuati con un’alta frequenza, in modo parziale e non del tutto visibile al destinatario o all’interlocutore.

Bisogna ricordare di stare attenti a qualsiasi interpretazione ed essere cauti nel giudicare o azzardare ipotesi; abbiamo più volte detto che, in linea di massima, un solo indizio non è una prova e che è sempre bene considerare un ragionevole dubbio; questo vale in particolar modo nel caso dei lapsus gestuali che spesso mostrano solo una piccola porzione del gesto, il che li rende di difficile lettura se non analizzati con cura e prestando attenzione anche ad altri fattori.

 

Tratto dal libro: “101 cose da sapere sul linguaggio segreto del corpo” di Francesco Di Fant, Newton Compton editori, Roma 2012.

 

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