IL CORPO DELLA POLITICA – “Il club de La Lettura” CORRIERE DELLA SERA (14 ottobre 2012)

OBAMA, RENZI E BEPPE GRILLO. I “GESTI” SONO GIA’ UN PROGRAMMA

IL CORPO DELLA POLITICA

Le capacità di un leader si nascondono nella postura, in un tic, in un’espressione. Così l’analisi del “body language” è diventata più remunerativa dei vecchi sondaggi.

 

Non ci fosse stata Lie to me, la serie tv con Tim Roth nei panni di un investigatore esperto di cinesica, lo studio della comunicazione non verbale e del linguaggio del corpo sarebbe probabilmente rimasto confinato tra gli scaffali universitari e le scuole di polizia. Sarà, tuttavia, per l’egemonia televisiva, la famigerata colonizzazione dell’inconscio collettivo, o per il primato del corpo e della sua dimensione comunicativa, ma gli esperti di prossemica (la disciplina che studia i gesti e la sfera espressiva corporea situata nello spazio) o di cinesica, appunto (la comunicazione non verbale) vengono invitati nelle trasmissioni tv come un tempo i sondaggisti. Come se l’aruspicina, l’arte di predire il futuro attraverso ciò che si cela alla superficie, sostituisse, o almeno integrasse, gli indovini.

Portare alla luce ciò che si nasconde in un gesto, un tic, una microespressione è lo specifico di questa area di saperi, all’incrocio tra la psicologia comportamentale e la semiotica, l’antropologia e la linguistica applicata, invocata dalle trasmissioni televisive per riuscire a leggere una realtà sempre più corporea e mediatizzata, a un tempo.

È il caso, ad esempio, dei dibattiti televisivi per la Casa Bianca, il Super Bowl della politica americana: non appena concluso lo scontro tra i candidati, gli studi tv si riempiono di specialisti che passano in filigrana non tanto quanto è stato detto, ma come. Le mani, la postura, la scelta degli abiti, addirittura la frequenza del battito delle palpebre.

«La comunicazione non verbale è assolutamente essenziale», spiega a «la Lettura» Joe Navarro, ex agente Fbi ed esperto di body language (suo il volume Ti faccio vedere io!, Sonzogno): «Tra il 60 e il 90% della comunicazione interpersonale è non verbale. Dimentichiamo facilmente ciò che viene detto, ma prendiamo decisioni su ciò che vediamo, su come viene presentato il materiale che ci porta a decidere».

Un punto di vista condiviso da un altro specialista del ramo, David Givens, direttore del Center for Nonverbal Studies di Spokane, Washington: «In politica i segni non verbali sono spesso importanti quanto le parole. Gli elettori sono creature molto emotive. Negli esseri umani, l’area emotiva del cervello cresce di pari passo a quella dedicata al pensiero e al linguaggio, siamo la più emotiva delle specie animali sulla terra».

Sarà per questo, ad esempio, che un campione della parola come Barack Obama si è trovato a disagio fisico rispetto all’inattesa esuberanza del suo avversario, Mitt Romney? E come porre rimedio a una performance così deludente? «Nei prossimi dibattiti — osserva Givens — consiglierei al presidente di essere più coinvolto, di affrontare di più Romney, invece di guardare in basso in maniera passiva o altrove mentre il suo interlocutore parla». Per Janine Driver, a capo del Body Language Institute di Alexandria, Virginia, il presidente americano dovrebbe «fare un paio di salti prima di salire sul palco, ricaricarsi, dormire la notte, prepararsi con argomenti solidi», sapendo che «visual matters», la sfera visiva conta, eccome.

E in Italia? Entrando in una fase politica delicata, si può leggere il body language dei nostri leader, sempre più sotto i riflettori, in trasmissioni, comizi, conferenze stampa? A cominciare da Mario Monti, decifrato per «la Lettura» da due esperti di comunicazione non verbale, Francesco Di Fant, coach aziendale, e Felix B. Lecce, che in ambito forense si occupa di «programmazione neurolinguistica». Per Di Fant, il premier usa molto le braccia, con gesti lenti e illustratori a compensare una impostazione d’insieme un po’ statica. Anche per Lecce i movimenti delle braccia di Monti sembrano proteggere, indicano una posizione sulla difensiva. Totalmente opposta la corporeità di Beppe Grillo che, da professionista, secondo Lecce, ha imparato a controllare il fisico, anche se è tradito dalla sua voce, sempre gridata, con un tono e un volume alto. Di Fant, invece, sottolinea la postura del comico genovese, con le spalle alzate e la testa incassata, in atteggiamento da combattimento, in difesa a proteggere il collo o pronto per caricare a testa bassa.

E Silvio Berlusconi, il grande comunicatore? Che cosa esprime il suo corpo? Fra i tanti movimenti, Di Fant isola il cosiddetto «gesto della precisione», con la mano ad uovo messa all’ingiù, come a sottolineare concretezza, un «pattern preferenziale» del Cavaliere. Lecce si sofferma, invece, sulle sue «fughe informative», i tic che lo svelano, come l’aumento del battito delle ciglia sotto pressione.

Quanto al leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, per Lecce è «il più Obama dei politici italiani», con un forte senso del piazzamento visuale e le poche fughe di informazione limitate alle gambe, dove si scarica la tensione della parte superiore. Per Di Fant, un difetto su cui lavorare è la tendenza a scuotere la testa mentre parla, come se dicesse dei piccoli no. L’uso delle mani è, invece, «batonico», più ritmico, di accompagnamento, che deittico, ad illustrare o mostrare ciò che si dice. Anche la «troika» che si sfida alle primarie del centrosinistra viene passata ai raggi X dagli esperti di body language. Matteo Renzi — tecnicamente il più impostato, secondo Lecce; coinvolgente nel suo dinamismo per Di Fant — cerca il contatto visivo diretto, denotando rilassatezza quando viene intervistato.

Il punto di forza di Pierluigi Bersani, invece, per Lecce è l’abbigliamento, mai troppo leccato, che crea una vicinanza subliminale con il pubblico. Occhio, però, alla sua «carica energetica», avverte Di Fant, che si scarica sulle mani, nelle dita in particolare.

Grande emozionalità anche per Nichi Vendola, prosegue lo studioso, ma poca cura nel controllo del corpo. Attenzione, ad esempio, nota Lecce, alla «alzata di spalla monolaterale» che, nella esperienza giudiziaria dell’esperto, va evitata perché spesso associata ad affermazioni incerte o dubbie.

Twitter @nomfup

Filippo Sensi

http://lettura.corriere.it/il-corpo-della-politicail-corpo-dello-sport/

 

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