I SEGRETI DI SABRINA – LOGICHE CRIMINALI

 

I segreti di Sabrina

Capita spesso di farsi un’idea personale per quel che riguarda i fatti di cronaca, specie se di cronaca nera e ancor più se tali delitti risvegliano nei media, e in tutti coloro che li seguono, il piacere morboso di scrutare nelle vite degli altri (spesso distrutte) e osservare un affresco di degrado o di perversione che tali eventi delittuosi, e le dinamiche sottese a essi, riescono a evocare nell’immaginario collettivo.

Uno dei casi che negli ultimi anni ha scosso maggiormente l’opinione pubblica è quello dell’omicidio della giovane Sarah Scazzi, ritrovata in un pozzo dopo essere stata uccisa; da chi, è ancora un mistero.

La verità è ancora distante dall’essere raggiunta e, a giorni, ci sarà l’udienza in cui verrà ascoltata Sabrina Misseri, perciò, lungi dal voler dare un giudizio puntando il dito contro qualcuno, abbiamo ritenuto utile e interessante valutare i segnali della comunicazione non verbale di Sabrina, attraverso l’analisi di alcuni video già proposti dai media.

Con quest’ intenzione, abbiamo interpellato il Dr. Francesco Di Fant,  consulente e formatore di Comunicazione Non Verbale (CNV) presso grandi aziende, nazionali e internazionali; autore del libro “101 cose da sapere sul linguaggio segreto del corpo” e di alcuni articoli, molti dei quali sulla CNV applicata al settore giuridico.

Il Dr. Di Fant è spesso ospite in numerosi programmi, televisivi e radiofonici, e cura, presso le emittenti Radio Manà Manà e Elle Radio, due rubriche sulla comunicazione non verbale; dello stesso argomento si occupa scrivendo per il periodico Legge (www.leggeweb.it).

Francesco Di Fant ci aiuterà, con la sua professionalità, a comprendere come il linguaggio del corpo si stia dimostrando, sempre più, uno strumento utile per analizzare gli altri in maniera efficace.

In particolare il nostro esperto ci spiega che: “Sabrina Misseri non sembra essere un’abile mentitrice, la sensazione che nasconda qualcosa è palpabile, in particolar modo l’assenza e la falsificazione della manifestazione del dolore sono indizi da tenere in considerazione per capire che qualcosa non quadra nel primo racconto fornito dallo zio Michele. 

Tante, troppe, le dinamiche e gli elementi sospetti a detta degli investigatori e degli inquirenti; nel caso di un’analisi non verbale dei gesti e delle espressioni di Sabrina si potevano intravedere degli elementi sospetti che potevano far presagire che la storia non si sarebbe fermata alla prima versione dei fatti.

Con questo fatto di sangue Sabrina diventa improvvisamente una protagonista mediatica del crimine, fino a svolgere con diligenza la doppia funzione di ufficio-stampa di tutte le persone coinvolte nella vicenda (presumibilmente nel tentativo di controllare le informazioni in uscita), e quella di “deus ex machina” in cui definiva orari, incontri, modalità delle interviste con i media di tutti i personaggi della vicenda, principali e secondari.

Durante queste interviste si è addirittura spinta a rettificare, tramite sms inviati in tempo reale ai giornalisti, le informazioni date dagli intervistati, se queste non collimavano con la versione che lei aveva dato agli investigatori.

Sabrina Misseri può essere definita una bugiarda controllata, nel senso che ha il controllo delle proprie emozioni e non sembra mai lasciarsi andare a eccessi di paura, dolore o rabbia; l’idea che ci comunica è quella di chi appare freddo e controllato nei suoi pensieri e nelle sue azioni, anche quelle più atroci.

Ovviamente non basta l’elemento della mancata presenza del dolore o del senso di colpa (che personalmente non ho mai rilevato in lei durante l’analisi di numerosi video) per incolpare qualcuno; però è possibile partire da questo elemento per muoversi in altre direzioni che possano fare chiarezza sulle emozioni provate e vissute veramente da questa giovane ragazza, accusata dal padre di essere un’assassina.

Partendo da questa necessità di identificare in maniera il più possibile corretta le emozioni vissute (e spesso nascoste), il volto di Sabrina rivela oltre all’assenza di dolore la presenza di microespressioni di felicità, forse legate al piacere della beffa. In fin dei conti una ragazzina come lei è riuscita a tenere sotto scacco stampa e investigatori per un periodo di tempo abbastanza lungo, andando anche ad alimentare uno spirito narcisistico che probabilmente era già sviluppato in essa. 

Un’altra espressione che ricorre spesso sul viso di Sabrina, seppur in maniera sottile, è quella della paura; quest’emozione viene rivelata spesso nella zona della bocca della ragazza, le labbra infatti appaiono stirate orizzontalmente (elemento definito come ad “altissima probabilità” per rilevare l’emozione della paura).

Il dubbio su quest’emozione appare legittimo qualora ci si appelli al cosiddetto “effetto Otello”, per cui si può scambiare la paura di essere scoperti con la paura di non essere creduti.

Nel caso di Sabrina, però, la paura si presenta in circostanze ben precise e spesso in concomitanza con domande sul padre (suggerendo che la paura veniva attivata dal pensiero che il padre la potesse coinvolgere nell’omicidio, come poi ha fatto). 

Un altro indizio che ci può far pensare che Sabrina non dica sempre il vero è la cosiddetta “scrollata unilaterale” che consiste in un sussulto di una sola spalla: a volte la tensione generata dal raccontare qualcosa di non vero è rilevabile attraverso tale movimento; l’asimmetria di tale gesto involontario indica che il cervello si sta sforzando per gestire contemporaneamente la sfera verbale e la sfera emotiva.

Inoltre Sabrina, quando racconta la sua storia, spesso si tocca la fronte per periodi di tempo più o meno lunghi; tale gesto di automanipolazione può essere ascritto all’ansia o a uno sforzo cognitivo, in entrambi i casi la veridicità delle sue affermazioni dovrebbe essere messa in dubbio considerando tale elemento come un indizio (“hot spot”) di una possibile menzogna. 

Chi racconta una storia vera fa meno fatica a ricordare e prova naturalmente meno ansia di chi racconta una menzogna, al contrario chi racconta una storia inventata è necessariamente impegnato a mantenere insieme la varie parti e presta attenzione a non entrare in contraddizione o apparire troppo incerto”.

Il Dr. Di Fant ci ricorda poi che:  “La disciplina della Comunicazione Non Verbale non è una scienza esatta, nella migliore delle ipotesi é possibile arrivare al 90% di probabilità nell’ individuare la verità; tale analisi, quindi, andrebbe considerata come uno strumento orientativo, e non come una prova concreta, nel lungo percorso di ricerca della verità in questo delicato caso, così come in tutti gli altri”.

 

http://www.logichecriminali.com/i-segreti-di-sabrina/

 

Plurale: 2 risposte a “I SEGRETI DI SABRINA – LOGICHE CRIMINALI”

  1. Dott. Di Fant è molto tempo che la seguo e seguo il suo operato.
    Ho anche letto molti libri di P.Ekman , Freud ecc ma ho sempre avuto una domanda che mi ronza nella testa…
    Una persona puó o potrebbe riuscire a condizionare il proprio cervello in modo da fare credere quello che vuole a tal punto da poter ingannare anche un occhio esperto come il suo?

    • Ciao Chiara, se ho ben capito mi chiedi se una persona può volontariamente influenzare la propria mente per creare delle condizioni in cui si possa dire una bigia come se fosse la verità? Personalmente credo che ciò sia possibile con apposite tenciche di meditazione e/o di programmazione mentale, va detto però che resta comunque un’impresa molto difficile perchè comunichiamo con tutto il corpo ed è difficile mantenere il controllo su tutto quanto.
      Buona serata Chiara! 🙂

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